
Navigare tra il virtuale e l’onirico, niente ha più confini, il gioco non finisce mai!
Il gusto di prendere in mano i pennelli e sporcarsi di colore

Navigare tra il virtuale e l’onirico, niente ha più confini, il gioco non finisce mai!

La prospettiva è distorta come in una bolla d’acqua. Il gioco si fa estremo, i punti di riferimento cadono e tutto è in equilibrio precario. Una dimensione parallela in movimento circolare.

Lo spazio deformato, dilatato, silenzioso. Tutto al suo interno può essere compreso e frainteso, niente è più reale, si naviga tra il virtuale e l’onirico, niente ha più confini. Un fermo-immagine, uno scatto rubato a un’altra dimensione, il gioco non finisce mai!

Lo spazio deformato, dilatato, silenzioso. Tutto al suo interno può essere compreso e frainteso, niente è più reale, si naviga tra il virtuale e l’onirico, niente ha più confini. Un fermo-immagine, uno scatto rubato a un’altra dimensione, il gioco non finisce mai!

Le “Onde sonore nel tempo” descrive graficamente il passaggio dalle onde sonore di Guglielmo Marconi fino all’avvento del digitale che permette, con altre modalità senza fili, di diffondere informazioni a più ampio spettro.

I delfini con la loro notevole intelligenza riescono a saltare in un’altra dimensione, il reale e il metaverso si guardano, l’uno sconfina nell’altro. La dimensione spazio-tempo si dilata, si entra in uno stato di assenza di gravità, un fermo immagine in movimento. Un gioco tra colore e bianco e nero, tra sogno e realtà.

Forme urbane che si intrecciano, note a tutti noi, nel nostro quotidiano, spazi vuoti e pieni che si intersecano. Colori come suoni e rumori diversi.

Il delfino con la sua notevole intelligenza riesce a saltare in un’altra dimensione, il reale e il metaverso si guardano, l’uno sconfina nell’altro. La dimensione spazio-tempo si dilata, si entra in uno stato di assenza di gravità, un fermo immagine in movimento. Un gioco tra colore e bianco e nero, tra sogno e realtà.
Il mio “Unicorno di Oslo” (olio su tela 50x70cm 2018) è stato parte di una scenografia teatrale. Arte moltiplicatrice di gioia, vi adoro teatro Hamlet.




Il delfino con la sua notevole intelligenza riesce a saltare nel metaverso, reale e metaverso si guardano, l’uno sconfina nell’altro. La dimensione spazio-tempo si dilata, si entra in uno stato di assenza di gravità, un fermo immagine in movimento. Un gioco tra colore e bianco e nero, tra sogno e realtà.